martedì 13 maggio 2008

Return to the fundamental plane II

Continuiamo il discorso fatto qualche giorno fa. Tralasciando ogni sorta di problema inerente alla definizione o concetto di correlazione, vedo se riesco ad entrar nel merito della famosa costante, che meglio definirei parametro. Sostanzialmente, ora come ora, riusciamo a trovare una relazione per il piano fondamentale dove però compare un \propto e non un uguale. Codesta cosa è chiarificatrice abbastanza, in quanto fintantochè resta un \propto, quelle costanti sono quasi intrattabili. Se avessimo un ''uguale'' al posto di un \propto (al riguardo work in progress) le cose sarebbero nettamente più semplici, in quanto si potrebbero non separare i vari contributi (a breve spiego) separando solo tra rapporto di masse (m) e tutto il resto. Questo lo dico perchè a me personalmente interessa capire se dark e bright stanno in rapporto costante in tutti i range o se la natura decise diversamente. Sono molto convinto, come voi saprete bene, che il piano indichi necessariamente un disegno quasi perfetto. Il quasi lo lascio per il vecchio Sushi, così mi critica un pò meno. Il disegno credo sia stato deciso dalla passata storia cosmologica di ogni singola struttura, e quindi necessariamente da particolari condizioni in remoti tempi subito dopo il grande scoppio. Sapere se il famoso ''m'' è un numero sempre uguale per ogni galassia o se come credo, sia diverso, è enormemente importante. Per questo che reputo di primaria importanza sondare il territorio dettato da quel parametro. Ma questo, come ho anticipato, è veramente difficile. Quando si costruisce la relazione che lega il raggio efficace alla dispersione e alla brillanza superficiale, cioè il FP, occorre procedere per gradini, impostando da prima un profilo quantomeno possibile per dark e bright. Nella costruzione dei vari contributi potenziali al fine di poter scrivere il viriale, emergono tutta una serie di costanti, o presunte tali, che alterano inevitabilmente l'eleganza della trattazione per almeno un punto di vista, cioè quello della semplicità. Intervengono poi fattori di forma, (farei personalmente comparire un qualcosa che tenesse conto del grado di anisotropia, ma questo sarebbe di difficile trattazione) che insieme a tutto il resto, danno vita ad una costante complessiva di tutto. Separare i contributi significherebbe conoscere tutte ste robe una ad una. Ahimè quando si usa il modello sondando i vari range, entra anche il rapporto ''m'' perchè si passa da dark a bright, trovando quindi relazioni del tipo di quella discussa nel precedente post. Qui sta la difficoltà. Se non avessimo avuto alcuna costante, beh allora tutto sarebbe stato nettamente più semplice. Sarebbe rimasto solo ''m'', per cui il coefficiente di ogni relazione lo avrebbe nascosto dentro, ma lo si sarebbe estrapolato facilmente. Sarebbe stato bello così, perchè avremmo conosciuto per ogni range il rapporto di masse e operando quindi una opportuna statistica globale, anche il rapporto tra \Omega_dark e \Omega_bright dell'Universo. Ma così non è. E' vero però che qualora il famoso ''d'', cioè la slope della dark, fosse fisso per ogni galassia, allora le cose si farebbero parecchio interessanti. Infatti, le costanti descritte in precedenza dovrebbero accordarsi in modo tale da permettere ad ''m'' di assumere valori ragionevoli e non spropositati. Questo farebbe vedere ancora di più come gli incastri siano in pratica perfetti. Ma finchè non si va ancora più a fondo sulla questione, cercando di comprendere meglio come funzioni tutto il discorso, queste restano solo ipotesi.

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